Incanto al S.Domenico
Musica - Dopo la paura iniziale per il malore occorso ad uno spettatore - con l'intervento d'urgenza del 118 e minuti di altissima tensione in platea - si è rivelato un autentico successo il tanto atteso concerto in favore di villa Obizza, sempre presente sulla scena, con una gigantografia a far da sfondo alla Giò Bressanelli Band. Completamente esaurito il San Domenico. Aperto il sipario un inizio da “cultori”, con una canzone che Bryan Ferry ritiene una tra le migliori del Novecento: Creuza de Ma. E poi A Cimma, prima di Anime Salve, Dolcenera, Le acciughe fanno il pallone. E ancora una versione in chiave ska di Un giudice, seguita da Città vecchia, Don Raffaè, Fiume Sand Creek, Quello che non ho, Storia di un impiegato. Una versione da urlo, 'unplugged' di Geordie, Rimini, Andrea.Ben sostenuto dalla sua band Giò Bressanelli ha intonato una trentina di canzoni, interpretate con la gioia e la purezza di un bambino, che grazie alla fantasia riesce a cogliere le poesie di Fabrizio De André come si trattasse di stelle. Un incanto che i musicisti hanno saputo trasmettere al pubblico, dapprima intimorito, poi sempre più propenso a lasciarsi trascinare. L'ingresso in scena di Lucio Fabbri - ormai entrato nella storia della musica il suo violino in Zirichiltaggia - ha dato un'ulteriore sferzata d'energia, coinvolgendo il pubblico in battimani, cori e vere e proprie ovazioni per Volta la carta, il pescatore, Marinella e La guerra di Piero.Incantevole l'esibizione degli Aram Quartet, che insieme a Fabbri – che sia ancor più bravo quando imbraccia la chitarra? - hanno intonato una delle più belle poesie scritte da Fabrizio de Andrè, La ballata dell'amore perduto, bissata a furor di popolo.
Musica - Dopo la paura iniziale per il malore occorso ad uno spettatore - con l'intervento d'urgenza del 118 e minuti di altissima tensione in platea - si è rivelato un autentico successo il tanto atteso concerto in favore di villa Obizza, sempre presente sulla scena, con una gigantografia a far da sfondo alla Giò Bressanelli Band. Completamente esaurito il San Domenico. Aperto il sipario un inizio da “cultori”, con una canzone che Bryan Ferry ritiene una tra le migliori del Novecento: Creuza de Ma. E poi A Cimma, prima di Anime Salve, Dolcenera, Le acciughe fanno il pallone. E ancora una versione in chiave ska di Un giudice, seguita da Città vecchia, Don Raffaè, Fiume Sand Creek, Quello che non ho, Storia di un impiegato. Una versione da urlo, 'unplugged' di Geordie, Rimini, Andrea.Ben sostenuto dalla sua band Giò Bressanelli ha intonato una trentina di canzoni, interpretate con la gioia e la purezza di un bambino, che grazie alla fantasia riesce a cogliere le poesie di Fabrizio De André come si trattasse di stelle. Un incanto che i musicisti hanno saputo trasmettere al pubblico, dapprima intimorito, poi sempre più propenso a lasciarsi trascinare. L'ingresso in scena di Lucio Fabbri - ormai entrato nella storia della musica il suo violino in Zirichiltaggia - ha dato un'ulteriore sferzata d'energia, coinvolgendo il pubblico in battimani, cori e vere e proprie ovazioni per Volta la carta, il pescatore, Marinella e La guerra di Piero.Incantevole l'esibizione degli Aram Quartet, che insieme a Fabbri – che sia ancor più bravo quando imbraccia la chitarra? - hanno intonato una delle più belle poesie scritte da Fabrizio de Andrè, La ballata dell'amore perduto, bissata a furor di popolo.
Andrea Galvani
nella foto : gio-lucio fabbri-aram quartet
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