
Bressanelli, Fabbri e gli Aram Quartet per il tributo al cantautore.
Quando si apre il sipario sull’attesissimo concerto “Lascia che il vento ti passi un po’ addosso”, serata organizzata dalla Fondazione Villa Obizza per raccogliere fondi per il restauro del monumento, che vedrà sul palco la band di Gio Bressanelli con ospiti d’eccezione Lucio Fabbri e gli Aram quartet, vincitori della prima edizione di X-Factor, c’è una tensione palpabile in sala. L’avvio del concerto è in ritardo di mezz’ora. Un malore, che era sembrato molto grave, ha colpito uno spettatore in sala. Le luci dell’ambulanza proiettate dalla porta aperta al posto di quelle sul palco. Elisa Foglia, la direttrice della Fondazione, è terrea. Gio Bressanelli è evidentemente agitato. Le prime note di “Crueza de ma” fendono l’aria tesa. Ci vogliono alcuni pezzi perché la band si sciolga, complici anche piccoli problemi tecnici alle casse spia. Ma poi il concerto piano prende quota. Arrivano notizie sul malore, non è fortunatamente grave. La versione ska di “Un giudice” stupisce. Bressanelli infila anche un pezzo suo, suonato da solo con la chitarra. Parla del padre ed è davvero emozionante, anticipa la prossima uscita del disco. Poi arriva Lucio Fabbri. Una sferzata immediata. Attacca il jack del violino e parte con la tarantella indiavolata in dialetto sardo “Zirichiltaggia”. Il pubblico si scioglie e batte le mani a ritmo. Bressanelli saltella per il palco. Il violinista cremasco ha l’aria di divertirsi molto. L’intesa con il resto della band è perfetta, non sembra frutto di un solo pomeriggio di prove. Soprattutto quella con la flautista Ele Bonizzoni, che in “Volta la carta” mostra le potenzialità della giovane talentuosa musicista. La sorpresa della serata è la presenza degli Aram quartet. Il quartetto salentino prima emoziona con una versione di “La ballata dell’amore perduto” fatta solo col sostegno di una chitarra acustica suonata da Fabbri e poi si unisce al gruppo allargato per un finale da applausi con “Il pescatore” cantata in coro da tutto il teatro, stracolmo oltre ogni limite. Alla fine tutti in fila per i saluti. Da Edo Stabilini, che suona la chitarra senza plettro e con tocco delicato e preciso, alla macchina ritmica formata da Renzo Crispiatico e Paolo Simonetti alle tastiere di Luca Bresciani senza dimenticare Cecilia “Luvi” Bressanelli. La band che da anni accompagna Gio nella sua bella esperienza.
Emanuele Mandelli
nella foto Lucio Fabbri e Gio Bressanelli
foto www.cremaonline.it