"Le canzoni servono a formare una coscienza.
Sono solo gocce, quando servirebbero secchi d'acqua.
Cantare è l'ultimo grido di libertà.
Le canzoni sono parte della coscienza ed entrano a far parte del patrimonio culturale di un popolo.
Ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste e l'illusione di poter partecipare ad un cambiamento del mondo."
Inizia su di un cartello ( forse era giallo con una scritta nera ) con queste parole la mostra che Genova ha dedicato a Fabrizio De Andrè.
Ma è guardando la gente che guarda la mostra in cerca della goccia giusta che si ha il senso dell'opera di Fabrizio.
Probabile che la ricorrenza aumenti l'interesse, ma è stupefacente vedere in centinaia di volti ( più di 6000 nei primi tre giorni ) lo stupore, la sorpresa, a volte l'avidità nel cercare un ritaglio di coscienza e il conforto di sentirsi dalla parte giusta.
Non è una celebrazione di una morte, di un' assenza ma al contrario il viaggio di ritorno di un boomerang che dopo aver toccato i luoghi del dolore ci ritorna in mano con una forza inaspettata e piena di nuove provocazioni.
Le canzoni di Fabrizio sono una costante provocazione di vita e i suoi personaggi una fabbrica a ciclo continuo di emozioni, è facile lasciarci affascinare dalle loro storie, un pò più difficile chiudere l'ombrello e farci inzuppare dalle secchiate di coscienza che ci riversano addosso.
Grazie Fabrizio per i tuoi temporali.
Quelli del CANTO DEL CUCU'
Chiara, Irene, Lorenzo, Elettra, Carolina, Beppe, Cati, Maurizio, Giuseppe, Dori, Luca, Marco, Elena, Laura, Bruno, Ferdi, Daniela, Azzurra, Stefano, Elisa, Andrea, Paola, Doriano, Daniela, Alessia, Renato, Michele, Aronne, Lorena, Daniele, Sergio, Caterina, Fendo, Elena, Miriam, Gio.
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